Talkin' about a revolution

Gli anni sessanta americani saranno per sempre etichettati come quelli della rivoluzione. Della nascita dei movimenti hippy e pacifisti.
Iniziamo con Bob Dylan e The times they are a-changin, annuncio dell’avvento di una nuova generazione di cui la vecchia dovrà tener conto. Siamo nel 1964 e la canzone anticipa i tempi e lo stesso Bob Dylan prenderà strade che lo porteranno lontano dal movimento di protesta nascente.

Come mothers and fathers
Throughout the land
And don’t criticize
What you can’t understand
Your sons and your daughters
Are beyond your command
Your old road is
Rapidly agin’.
Please get out of the new one
If you can’t lend your hand
For the times they are a-changin’

Passiamo al 1967 con For What It’s Worth dei Buffalo Springfield, canzone che illustra la tensione sempre più crescente tra manifestanti e forze dell’ordine.

There’s something happening here
What it is ain’t exactly clear
There’s a man with a gun over there
Telling me I got to beware
I think it’s time we stop, children, what’s that sound
Everybody look what’s going down

Però già nel 1969, troviamo le prime incrinature nel movimento, quando la denuncia dal basso in Fortunate Son dei Creedence clearwater revival viene perfino tacciata di qualunquismo reazionario.

Some folks are born made to wave the flag,
Ooh, they’re red, white and blue.
And when the band plays “Hail to the chief”,
Ooh, they point the cannon at you, Lord,

It ain’t me, it ain’t me, I ain’t no senator’s son, son.
It ain’t me, it ain’t me; I ain’t no fortunate one, no.

D’altra parte, la mitica Wooden ships (1969) uscita in contemporanea nell’esordio omonimo di Crosby, Stills and Nash e in Volunteers dei Jefferson Airplane, fotografa impietosamente la perdita di mordente degli ideali sessantottini, dove la diserzione simboleggia una resa ed una evasione verso lidi troppo vicini ai paradisi artificiali.

If you smile at me, I will understand
‘Cause that is something everybody everywhere does
in the same language.
I can see by your coat, my friend,
you’re from the other side,
There’s just one thing I got to know,
Can you tell me please, who won?
Say, can I have some of your purple berries?
Yes, I’ve been eating them for six or seven weeks now,
haven’t got sick once.
Probably keep us both alive.

Wooden ships on the water, very free and easy,
Easy, you know the way it’s supposed to be,
Silver people on the shoreline, let us be,
Talkin’ ‘bout very free and easy…
Horror grips us as we watch you die,
All we can do is echo your anguished cries,
Stare as all human feelings die,
We are leaving – you don’t need us.

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Redneck woman/1

Redneck Woman  


People down in Florida can’t be still
When old Lynyrd Skynyrd’s pickin’ down in Jacksonville

Now be proud to be a rebel ‘cause the south’s gonna do it again and again

The South’s Gonna Do ItCharlie Daniels

Era il 1975 e la Charlie Daniels Band metteva su un pezzo, diventato una hit di quell’anno, intitolato The South’s Gonna Do It in cui venivano citati alcuni dei gruppi che negli anni successivi avrebbero fatto la storia del Southern Rock.
Quella che vi propongo oggi è una lista assolutamente parziale (di qui lo /1 in coda al titolo) di quelle che secondo me sono le canzoni che hanno fatto grande e fanno grande il Southern Rock.

  • Lynyrd Skynyrd (pronunciato ‘lÄ•h-‘nérd ‘skin-‘nérd), nome preso in onore del loro coach Leonard Skinner alla Robert E. Lee High School, a mio parere la più grande Southern rock band che sia mai comparsa al di sotto della cintura Amarillo – Tulsa – Springfield – Louisville – Charleston. Fra i brani che ho scelto senza dubbio il più rappresentativo di questa selezione è certamente Southern Women, un pezzo che trasuda del caldo umido del sud e di altri umori. Ma è un’altro il pezzo forse più redneck del mazzo: Sweet Home Alabama, un brano di spessore anche oltre il piano prettamente musicale. La leggenda infatti narra di come Sweet Home Alabama sia stata scritta da Ronnie Van Zant (“We thought Neil was shooting all the ducks in order to kill one or two”) come risposta scherzosa (Neil ha poi suonato in più occasioni dal vivo prorpio Sweet Home Alabama) a Southern Man di Neil Young
    Well I heard Mr. Young sing about her/Well I heard ol’ Neil put her down/I hope Neil Young will remember/A Southern Man don’t need him around anyhow
  • The Allman Brothers Band, nativi di Macon nella stra-confederata Georgia. Band tanto fortunata e talentuosa musicalmente quanto sfortunata nella vita (a dire il vero neanche i Lynyrd Skynyrd devono aver trovato un mazzo di quadrifogli…): il 29 ottobre del ’71, a Macon, muore schiantandosi con la moto contro un trattore (e anche qui c’è una leggenda…) Duane Allman; appena un anno dopo, l’11 novembre 1972, sempre a Macon, a poca distanza da dove era morto Duane, muore, ancora per un incidente in moto, Berry Oakley. Da notare che nella scena dei gruppi Southern gli Allman Brothers, fra tutti, erano quelli che incarnavano i valori migliori del sud, lasciando da parte la segregazione razziale ed una certa aura di conservatorismo che ha sempre ammantato chi sposava la filosofia redneck. Testimonianza ne siano il fatto che fra i loro membri ci furono musicisti di colore e che insieme ad altri gruppi della Capricorn presero posizione a favore di Jimmy Carter nelle elezioni presidenziali del ’76.
  • Creedence Clearwater Revival, a differenza degli Allman Brothers o dei Lynyrd Skynyrd, provengono da El Cerrito in California quindi dalla West Coast e non dal sud. Un gruppo con un momento di picco, se vogliamo, precedente, in pieni anni ’60 e con uno stile, sia musicale che comunicativo, differente dalla maggior parte dei loro contemporanei: pezzi brevi; mai ufficialmente schierati politicamente, anche con la guerra del Vientam in corso; contrari all’uso delle droghe (ierano gli anni ’60!). All’inizio, il loro decollo fu decisamente aiutato dalla rete underground delle radio FM di S. Francisco, così quando fecero il grande salto in AM si ritrovarono subito fra le Top 40 e fra il ’60 ed il ’70 i Creedence Clearwater Revival erano il gruppo rock che vendeva di più in tutti gli Stati Uniti.
  • Gretchen Wilson nata a Pocahontas in Illinois, lei è veramente il prototipo della redneck woman: dall’età di quindici anni ha lavorato come cuoca e cameriera in piccoli bar e ristoranti del sud più rurale, all’età di sedici anni va a vivere da sola ed a 20 entra a far parte di due gruppi con cui inizia a cantare nei bar. Da allora una carriera tutta in salita con un trasferimento a Nashville nel 1996, una collaborazione con John Rich, nel 2003 esce Here for the Party con 4 singoli nella US Hot 100 e nella US Country, nel 2006 esce All Jacked Up con 3 singoli nella US Country. Datemi retta, se incontrate questa ragazza siate molto galanti, altrimenti scoprirete una nuova accezione della parola molestia.
  • Jessica Simpson. Jessica Simpson?! Ok, vi spiego, questo post originariamente doveva intitolarsi “Bikini di pelle e tette sudate” (una vecchia cosa della gioventù…[sospiro]) quindi Jessica Simpson con These Boots Are Made for Walkin’ è più che adatta a stare qui. Punto.

Perchè intitolare il post Redneck Women? Perchè nel cuore di ogni uomo del sud c’è sempre (almeno) una donna.
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